Dopo una notte con bufere di vento parto sotto un cielo grigio e minaccioso – risalgo a Capranica (in effetti ho dormito a Rocca di Cave: le strutture di Capranica sono tutte ancora chiuse) e imbocco un sentiero chiamato “le creste”

Il vento è ancora forte e mi accompagnerà tutto il percorso, il sentiero sale appunto in cresta, da una parte scorci bellissimi su Roma e sul vulcano laziale dall’altra i monti ad est dai Simbruini in avanti, gli ultimi ancora con la neve – incontro mucche libere al pascolo e nessun altro

Il sentiero alla fine ridiscende sulla strada provinciale e con una serie di tornanti arriva a Guadagnolo, il borgo più alto del Lazio a 1200 metri – entro nel paesino deserto, trovo un bar aperto dove fare due chiacchiere sullo spopolamento e sulla burocrazia che frena i pochi che vorrebbero aprire strutture turistiche

Guadagnolo è famoso anche perché subito sotto il paese c’è una bella “palestra” di roccia per gli appassionati – la strada scende nel versante est e arriva dall’alto sul santuario della Mentorella, arroccato sulla montagna, sede da 1500 anni di eremiti e santi

Incontro all’ingresso padre Adamo che mi invita a condividere con lui e con un collaboratore una sontuosa carbonara, raccontandomi la storia del santuario – nel pomeriggio visito incuriosito il santuario e i suoi tesori
