un libro che vuole convincere il lettore che la letteratura non è morta con l’avvento dei nuovi media
una lunga carrellata di citazioni di romanzi – tra tutti Calvino, De Lillo, Amis – per dimostrare che già nelle forme ‘tradizionali’ la scrittura aveva sperimentato e fatte proprie le tematiche della frammentazione del sé e della ridefinizione dello spazio-tempo, tematiche proprie delle nuove tecnologie e delle realtà virtuali
libro un po’ saccente che si regge sui lampi prodotti dalle belle frasi degli autori citati e su lunghi elenchi non sempre necessari di autori che confermano le tesi dell’autore
“Non c’è lingua normale il cui scarto sarebbe la lingua poetica. E’ il funzionamento poetico a rivelare la totalità onnicomprensiva del linguaggio il cui scarto ridotto è la lingua normale.” (P. Fabbri)
“Una vita intera a leggere avrebbe esaudito i miei desideri; lo sapevo già a sette anni. La struttura del mondo è dolorosa, inadeguata; non la vedo modificabile. Credo davvero che un’intera vita dedicata alla lettura mi sarebbe convenuta. Tale vita non mi fu accordata.” (M. Houellebecq)